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giovedì 30 settembre 2010

mercoledì 22 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Quant'è bella giovinezza, Che si fugge tuttavia!

E' bello vedere ragazzi felici giocare insieme nudi indipendentemente dal proprio aspetto fisico. Difficilmente tra i giovani nudisti si potrebbero verificare episodi di bullismo legati a prevaricazioni di carattere razziale o nei confronti di persone considerate diverse.












martedì 14 settembre 2010

La notte dei lunghi coltelli


 

E' uscito nelle sale in questi giorni "Brotherhood" (Fratellanza), opera prima del giovane regista italo-danese Nicolo Donato, allievo di Lars Von Trier che racconta la storia di un amore pericoloso e della ricerca dell'identità di Lars (Thure Lindhardt), che si scoprirà attratto dal movimento neo-nazista e da un membro del gruppo, Jimmy (David Dencik). I due uomini daranno inizio a una relazione segreta, ma il loro amore proibito dovrà scontare la punizione del gruppo di destra di cui fanno parte che non riuscirà però a mettere fine al loro rapporto.
La storia, al di là della sua drammaticità, mi ha ricordato come nella comunità gay sia diffuso, per gioco, o per convinzione (poca in verità), il feticcio "nazi-look", a partire dalle prime comunità gay americane in cui il mito del macho veniva associato a divise e stivaloni: da Tom of Finland,
fino alle attuali community online di gay feticisti del nazismo che contano migliaia di iscritti e a veri e propri artisti come Greasetank.
L'erotizzazione del nazismo non è certo una novità. Ne è prerogativa degli omosessuali. parlando di cinema pensiamo a film come “La caduta degli dei” di Luchino Visconti, “Il portiere di notte” di Liliana Cavani, “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini, “Salon Kitty” di Tinto Brass..(per non parlare dei filoni pornografici)..... Tutti film che hanno fatto discutere e che hanno trovato sia grandi appassionati quanto nette stroncature.
Sta di fatto che anche molti omosessuali subiscono una sorta di “fascino erotico” nei confronti del nazismo o per meglio dire, nei confronti della sua "estetica", nonostante il fatto che questa ideologia abbia condotto a morte migliaia di essi (oltre a milioni di ebrei, rom, persone diversamente abili, oppositori politici, ecc...). I motivi che stanno alla base di questa fascinazione sono probabilmente la seduzione del potere, la volontà sado-masochistica portata alle estreme conseguenze, il millenario connubio tra eros e thanatos, o solo il fascino del male e del proibito; ma se ripercorriamo la storia, almeno la storia recente dello scorso secolo, possiamo vedere invece come proprio le ideologie totalitarie (nazismo, fascismo e stalinismo) siano portatrici, nella loro estetica, di messaggi inequivocabilmente "omosessuali".
Si è spesso insistito sull'omosessualità più o meno latente di molti gerarchi nazisti, a partire dallo stesso Hitler. La stessa estetica del nazismo è fortemente misogina, basata com'era su concetti quali il "superomismo", il culto dell'attività militare e di un cameratismo esasperato.
Ma si vocifera che anche il buon Stalin, che era solito deportare nei gulag gli omosessuali, avesse un debole per qualche ometto, in particolare per il suo segretario particolare, l'ungherese di origini ebraiche Karl Pauker.
E' stata rinvenuta una collezione di ritratti, fotografie e disegni di pittori russi del XIX secolo, tutti raffiguranti lo stesso tema: il nudo maschile. A margine delle opere, una serie di note, didascalie e commenti del dittatore sovietico scritti per descrivere i corpi spogliati. Forse che nella sfera privata anche Stalin coltivava una passione per l'arte del nudo maschile?  Sembra proprio di si anche se nella vita quotidiana russa l'omosessualità veniva repressa e bandita.

lunedì 6 settembre 2010

Pink Narcissus

Ve ne avevo accennato nell'articolo L'ALIBI DELLA CLASSICITA' NELLA RAPPRESENTAZIONE DEL NUDO MASCHILE e quindi vorrei oggi parlarvi di "Pink Narcissus" del regista James Bidgood, un classico della filmografia gay degli anni '70.
L'opera di Bidgood , iniziata nel 1963 e finita nel '71, fu inizialmente concepita come prodotto erotico della durata di dieci minuti (un ragazzo che si denudava in un'atmosfera onirica), ma divenne infine un lungometraggio, destinato al circuito "erotico" esistente negli anni immediatamente precedenti la liberalizzazione della pornografia vera e propria, subito oggetto di culto da parte della comunità gay.
Il film (girato interamente nell'appartamento del regista) era una sorta di metafora del cammino verso il coming out di un giovane prostituto (interpretato dall'efebico Bobby Kendall), innamorato di se stesso e del proprio corpo, ovviamente esibito generosamente, che si masturbava grazie alle fantasie erotiche più barocche e sfrenate, per evitare di affrontare il mondo dei suoi simili, che gli appare cupo e terrorizzante (la scena in cui Kendall passeggia per una strada popolata di personaggi gay, che mescola elementi d'inferno e di paradiso, è un vero "classico" del genere). Nelle sue fantasie, è di volta in volta un torero, uno schiavo dell'antica Roma, un sultano orientale o il Narciso della mitologia greca e romana.
Alla fine il giovane "rompe lo specchio", e accetta la propria omosessualità e quella degli altri: una nuova vita lo attende.
Tutto questo avviene per mezzo di simboli e metafore, a volte trasparenti, altre volte meno, specie per un pubblico non abituato al linguaggio della cultura gay.
I finanziatori, esasperati dai ritardi, rubarono letteralmente la pellicola dall'appartamento di Bidgood e la fecero uscire con un montaggio e una colonna musicale non approvati dal regista, che ritirò per protesta la propria firma.
Pink Narcissus uscì così a firma di "Anonymus", e per anni circolarono voci sul fatto che l'autore fosse in realtà Andy Warhol. La voce non aveva palesemente fondamento, come mostra al primo sguardo la differenza inconciliabile di stile fra i due artisti, ma certamente non nocque alla fama underground del film, che iniziò una "lunga marcia" che lo portò di lì a poco a diventare un'opera quasi mitica.
A Pink Narcisuss, è ormai riconosciuto un posto fra i "classici" della storia del cinema gay, al punto che qualcuno ha parlato di un'influenza di questo film sull'uso delle luci e delle ambientazioni in Querelle de Brest di Fassbinder.
In effetti più che da Fassbinder, è evidente che l'inconfondibile stile kitsch di Bidgood sia stato imitato e rielaborato da artisti quali Pierre et Gilles e David La Chapelle.
(fonti Wikipedia e altre)